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“La porta del mito”

“La Porta del Mito” è una delle opere più ammirate di Onofrio Pepe, nata dal suo amore per le Metamorfosi di Ovidio.

Nel 2003, l’Istituto Universitario Europeo di Firenze acquista l’originale. L’inaugurazione dell’evento è avvenuta alla presenza del Ministro Italiano alla Cultura Giuliano Urbani e dei Ministri della Cultura europei.

Nel 2005 Pepe espone nel piazzale degli Uffizi l’opera monumentale in bronzo.

In quest’occasione, Il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi gli conferisce la medaglia d’argento della presidenza della Repubblica per gli alti meriti artistici, consegnatagli dal Presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Riccardo Nencini.

La realizzazione dell’opera è promossa dalla Banca CR di Firenze. Il Presidente Aureliano Benedetti definiva l’arte di Pepe come “fatta ad un tempo di figurazione, musica e poesia”:

“[N]ella fissità di scarne figure stagliate nel bronzo con la purezza e il nitore di pitture murali rivive il mondo fantastico del mito con tutta la sua suggestione di immagini, suoni e colori […].

Il mito è territorio della fantasia, ma in queste narrazioni liberamente create si riflettono anche, con la forza del simbolo, le passioni, i drammi e le eterne vicende di tutti gli uomini.

Ed è proprio per questa capacità di esprimere significati esistenziali reconditi che il mito, assurgendo a valori universali, alimenta ed esalta la scultura di Onofrio Pepe conducendola ai suoi esiti artistici più significativi”.

(Benedetti)

Delle 42 formelle che compongono il fronte della “Porta del Mito” una parte cospicua celebra il tema della metamorfosi:

“Questo ci conduce ad un motivo ispiratore fondamentale dell’arte di Onofrio Pepe, e cioè al senso dell’unità del tutto, della continuità fra i vari ordini della natura, dove il mutamento delle singole forme lascia sempre inalterata la summa […].

Ciò che soprattutto piacque di quest’opera […] fu l’idea che essa sapeva comunicare della continuità del tempo, della sopravvivenza di ciò che è trascorso in ciò che è adesso o che ancora deve essere; idea che Onofrio Pepe, moderno cantore, è riuscito sapientemente a imprimere nei suoi altorilievi.

Pertanto non senza motivo la Porta del Mito avrà la sua collocazione definitiva nella parte più ‘giovane’ di Firenze, nell’area di Novoli, dove sorgerà anche la nuova sede di Banca CR Firenze.

Sarà questa un complesso avveniristico e al tempo stesso arcaico, progettato nel rispetto dei valori ambientali e architettonici della città, al quale spetterà il difficile compito di riflettere in forme esteriori il ‘carattere’ composito della nostra Azienda”.

(Benedetti)

Anche Francesco Gurrieri, dell’Università di Firenze, nota come le Metamorfosi ovidiane siano alla base dell’ispirazione di Pepe e pone l’accento sull’attualità della serie, che tratta temi metastorici:

“percorsi da un grande pathos, da una gradazione psicologica che tocca  la passione, l’amore, la gelosia, la follia, la mitezza, l’audacia, la seduzione, l’amor folle, la corte amatoria ed altro ancora […] Onofrio Pepe mutua dalla classicità, reinvestendo in contemporaneità”.

(Gurrieri)

Per Mino Gabriele, Professore dell’Università di Udine di iconologia e iconografia, Pepe spazia tra:

“miti che velano e contemplano l’essenza del divino, altri che alludono al viaggio dell’anima nell’aldilà, altri che parlano dei fenomeni naturali, e altri ancora […]

La poliedricità dei miti corrisponde e rispetta la molteplicità delle espressioni religiose che, prima del trionfo dell’intolleranza monoteista, sapevano convivere tra loro […]

L’opera di Pepe si colloca, ancora oggi, in questa secolare tradizione.

Credo che essa non vada considerata solo come un fatto celebrativo e nostalgico di quel mondo lontano o soltanto il frutto di un personale percorso poetico e concettuale, bensì come un documento presente che di nuovo educa e invita alla rilettura dei miti pagani e dei loro significati”.

(Gabriele)

La figura della porta in sé allude al passaggio tra due stati, due realtà o gradi, e, soprattutto, indicandolo invita a superarlo:

“in questo senso è un simbolo dinamico che dà accesso alla rivelazione e al mistero […]

In una siffatta spazialità libera da ogni vincolo, la Porta emerge così quale emblematico riconoscimento  alla sospensione del tempo e dello stesso spazio, in una sorta di altrove che pure è qui davanti a noi, proprio come gli antichi miti ed i loro arcani richiami che le sue ante narrano”.

(Gabriele)